La nostra cultura ha da sempre condizionato fortemente il concetto di salute. Nei paesi occidentali l’idea che si promuove a riguardo è dettata da canoni come l’efficienza, la produttività, forma fisica perfetta ed un invecchiamento attivo, dimenticando altri tratti che a tutti gli effetti sono parte integrante del benessere autentico di ogni persona. Parliamo di stili di vita, comportamenti salutari, convinzioni religiose e valori spirituali. Questi, anche se ultimi, non sono affatto da tralasciare, dato che colmano e danno significato alla dimensione umana stessa. Il significato e l’importanza della spiritualità nella pratica medica sono temi sempre più presente negli studi pubblicati sulle riviste scientifiche. E’ il caso della ricerca effettuata presso l’ospedale McLean di Belmont, Massachussetts, alla quale hanno partecipato 159 uomini e donne affetti da sindromi depressive. A ognuno di loro è stato chiesto di valutare la propria spiritualità rispondendo alla domanda “Fino a che punto credi in Dio?” L’ottanta percento di loro ha dichiarato di credere in Dio, indipendentemente dalla gravità dei propri sintomi e situazione, ma coloro che avevano valutato la propria spiritualità al livello maggiore, a fine cura apparivano meno depressi rispetto a coloro con credo minore o inesistente. “I pazienti con maggiore fede in Dio hanno dimostrato di ottimizzare gli effetti delle cure”, è quanto dichiarato dall’autore della ricerca dottor David H. Rosmarin, psicologo al McLean e direttore del Center for Anxiety di New York. Già dagli anni novanta molti centri medici in America hanno cominciato a riconoscere il ruolo della spiritualità come un fattore critico nel contesto delle cure, dimostrando che questa rappresenta un bisogno del malato che influisce sugli esiti dei trattamenti e sulla sua qualità di vita. Ulteriori studi effettuati da ricercatori dell’Università del Missouri hanno esaminato il nesso esistente fra la spiritualità e la salute fisica e mentale, analizzando fedeli di religione cattolica, protestante, ebrea, musulmana e buddista. I risultati dello studio pubblicati su Journal of Religion and Health hanno accertato come un maggiore livello di spiritualità fosse associato ad un grado di nevrosi più basso, a maggiore estroversione e predisposizione ai rapporti sociali. La pratica della preghiera nella quale si esprime una totale certezza in Dio, sembra fare bene allo spirito e alla salute, forse perché questo processo implica un’affermazione che va al di là della propria comprensione che ci aiuta ad essere sereni e positivi soprattutto di fronte alle tante difficoltà della vita. “..la preghiera conduce colui che cerca all’Amore divino e così trova ciò che ricerca, il potere guaritore e salvifico di Dio”. Questo è il messaggio della fondatrice della Scienza Cristiana Mary Baker Eddy che ha guarito migliaia di persone usando la preghiera, ristabilendone lo stato di salute e operando un miglioramento totale dell’individuo. Credere in qualcosa che è metafisico, spirituale ed eterno, che possa essere permanente e saldo è una risorsa importante che riduce il proprio egocentrismo facendoci provare un maggiore senso di unità e connessione con l’Infinito, una sensazione così forte capace di abbattere qualsiasi condizionamento culturale.
“Totale certezza nell’Amore Divino” : e’ questa la sintesi, a mio avviso, dell’intero (rivoluzionario ) messaggio evangelico ripreso e rivalutato dalla sig.ra Baker Eddy ! ( vedi p.e.: Giovanni 5,42) Grazie per averlo ricordato. Ricci